Credo sia ora
di spiegare ai miei pochi, affezionati lettori il perché della mia scomparsa.
Da circa due mesi non scrivo niente, e non è da me. Il fatto è che mi trovo
alle prese con una situazione kafkiana.
Sono un fantasma. Assegnato, a seguito di un processo di riqualificazione di
cui vi risparmio i particolari, a un'altra biblioteca lontana 250 chilometri da
Macerata, mi ritrovo a non lavorare più né qui né là. Qualche bello spirito ha
pensato che fosse giusto e lecito trasferire un povero cristo sulla soglia
della pensione, imponendogli a tutti gli effetti di sradicarsi da casa, amici,
animali e abitudini. In attesa che la situazione si risolva, sono costretto a
vivere di espedienti, fra ferie, malattie e altre bizzarre invenzioni che
ripugnano al mio animo di onesto servitore dello stato. Frustrato e avvilito,
soprattutto adesso che la mala stagione è imminente, mi interrogo sul
significato della vita in un'Italia in cui le persone sono oggetti da spostare
a piacimento, in nome di una pretesa razionalizzazione.
Ci risentiamo quando il problema sarà risolto. Se si risolverà.
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