Trent'anni fa, nel 1977, mia nipote Barbara non era ancora nata. Mio figlio Francesco aveva nemmeno due anni. Trent'anni fa finiva Carosello, il primo grande contenitore pubblicitario della TV ancora in bianco e nero.
Per
quelli che non c'erano o che erano troppo giovani, Carosello sarà un nome che
non evocherà nulla di particolare. Ma per chi l'ha vissuto e frequentato, è il
simbolo di una pubblicità che non c'è più, sostituita da quella strillata e
spesso provocatoria e di cattivo gusto di oggi. Di un mondo che non c'è più,
direi, fatto di sentimenti semplici, di personaggi ingenui, di musiche e
battute che sono entrate nel nostro inconscio collettivo.
Carosello
equivaleva, per i più piccoli, allo spartiacque fra lo stare svegli e l'andare
a letto. Più che una concessione era quasi una regola non scritta. Dopo
cominciavano le trasmissioni per gli adulti, e questo significava che Carosello
era una trasmissione per i più piccoli, o comunque anche per loro.
Vi hanno preso parte attiva attori, registi, sceneggiatori, disegnatori di
prim'ordine. E vi hanno mosso i primi passi personaggi straordinari come
Calimero il pulcino nero, Angelino, Gregorio il guardiano del pretorio, Ulisse
e l'ombra e tanti altri.
Ma
quello che mi ha fatto sempre impazzire è La linea, un bizzoso pupazzo animato
da Osvaldo Cavandoli che prende vita da una linea continua (si vede la mano del
disegnatore mentre la traccia). Un'invenzione assolutamente geniale.
Per
chi fosse interessato, e per tutti i nostalgici di Carosello, c'è un bel sito che
si chiama Mondo Carosello (http://www.mondocarosello.com/) in cui si trovano
anche numerosi filmati originali degli anni 50, 60 e 70.
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