Parlare
di politica italiana sotto Pasqua non mi sembra una bella cosa. Bisognerebbe
intristirsi, o sdegnarsi, o incazzarsi a seconda dei casi, o magari
semplicemente fare ricorso all'arma del sarcasmo e dell'ironia. Ma a Pasqua
siamo tutti più buoni, un po' come a Natale, o almeno ci proviamo, e così
meglio optare per argomenti più leggeri.
E
così vi racconterò semplicemente che mio cugino Egisto è venuto a farmi visita
con la moglie Daniela (che mi segue e spesso commenta). Con l'occasione ho
pensato di farmi un piccolo giro turistico con loro per mostrargli le bellezze
del luogo. Siamo partiti ieri mattina, approfittando di una tregua del
maltempo, e lungo una strada che attraversa le dolci colline marchigiane ci
siamo arrampicati fino ai 650
metri di Cingoli, da cui si può godere un panorama
mozzafiato, soprattutto nei giorni molto limpidi. Una distesa sterminata di
colli e valli che si perde fino al mare da un lato e fino ai Sibillini
dall'altro. Tagliati in due da una tramontana gelida abbiamo girato per il
centro storico, dove la pietra prevale sul cotto e dove ancora si sente
quell'antico profumo di paese che i più anziani forse ricordano di avere
annusato da bambini, poi abbiamo visitato l'antichissima collegiata di
Sant'Esuperanzio, luogo di grande suggestione anche per un'architettura assai
particolare. Quindi siamo passati per Treia, il mio comune, famoso per il gioco
del pallone col bracciale celebrato anche da Leopardi, un centro storico dove
invece trionfa il mattone cotto e che è stato praticamente tutto restaurato a
regola d'arte. Un piccolo gioiello.
Dopo,
non contenti, abbiamo raggiunto l'antica abbazia di Chiaravalle di Fiastra,
altro luogo di grande fascino, in cui la spazialità tutta verticale
dell'edilizia benedettina ti fa sentire davvero piccolo e insignificante.
Infine
abbiamo affogato i nostri dispiaceri di elettori frustrati prima ancora di
votare abboffandoci di pesce annaffiato da un eccellente frizzantino. Senza
dover fare un mutuo per pagare il conto.
Tutto questo per dire che nella zona in cui vivo (ma un po' in tutta la parte
interna delle Marche e anche in Umbria) ci si può davvero sentire in pace:
l'ambiente è pulito, la campagna curata, la gente semplice e gentile, l'offerta
in termini turistici e artistici ricca e variegata, il cibo buono e genuino, l'aria
in genere eccellente. Insomma, qui la qualità della vita è ancora buona, e
questo spiega anche perché io abbia lasciato prima Roma, poi addirittura una
piccola città di provincia come Macerata per rifugiarmi in campagna.
Discorsi
da vecchio orso, dirà qualcuno, forse non a torto. Magari da giovane non avrei
fatto queste scelte, non lo so. Ma sapere che in questa Italia sporca,
degradata, inquinata e caotica, esistono ancora piccoli angoli tranquilli e
vivibili mi rasserena.
Buona
Pasqua a tutti.