Grande evento, ieri pomeriggio, presso la Biblioteca Statale di Macerata. E' stato presentato al pubblico il mio libro "Un amore reciproco e ideale", ovvero la storia di Quinto e Ferrina, della quale accennai in un mio precedente post. Una lunga e tormentata storia d'amore, e quale migliore occasione di parlarne della festa di San Valentino, che poi sarebbe anche il compleanno di Maria Luisa?
A lei questa storia sarebbe piaciuta, passionale e romantica com'era. Amore d'altri tempi, certo, in un altro contesto, ma pieno di autenticità. Mi ha appassionato mentre la leggevo nelle lettere e mi ha appassionato mentre la scrivevo. E adesso eccola lì, sotto forma di libro, un bel libro di quasi quattrocento pagine che consegna alla storia una vicenda altrimenti sconosciuta e negletta. Lo so, lo leggeranno trenta persone, perché non stiamo parlando di chissà quale tiratura, ma io sono contento lo stesso. Ho salvato dal macero e dall'oblio qualcosa di bello, e tanto mi basta.
E adesso sotto con il prossimo libro. Che non so ancora quale sarà, ma c'è quell'idea taiwanese che continua a stuzzicarmi...
Ah, se per caso qualcuno fosse interessato, potrà acquistare il libro on line a questo indirizzo: http://www.edizionisimple.it/
Horselover's Blog
Libertà di parlare
venerdì 15 febbraio 2013
domenica 3 febbraio 2013
Bene. Dunque adesso sappiamo che per volare da Pisa a Roma Aliltalia si serve di una compagnia aerea rumena, la Carpatair, non esattamente un modello di efficienza (quattro incidenti solo negli ultimi otto mesi, l'ultimo ieri sera). Evidentemente anche Alitalia ha delocalizzato, come fanno numerose ditte italiane alla ricerca di costi più bassi in paesi del terzo mondo. Il cosiddetto made in Italy fatto all'estero.
Ma il bello è che chi ha acquistato il biglietto era convinto di volare su un aereo di Alitalia, con personale di Alitalia. Il volo stesso aveva il codice Alitalia, e sulla fusoliera c'era scritto Alitalia.
A me sembra un imbroglio bello e buono.
Esattamente come quello di chi fa lavorare all'estero i propri prodotti e poi li spaccia per made in Italy. Guardandosi bene, però, dall'abbassare il prezzo di vendita. Insomma, se a te quel prodotto costa di meno perché hai trovato mano d'opera a basso costo, perché me lo devi vendere allo stesso prezzo che se l'avessi fabbricato in Italia? Tu non solo hai tolto lavoro agli italiani, ma ci guadagni anche sopra.
E lasciamo perdere cosa può essere costato quel prodotto in termini di sfruttamento, magari anche di minorenni.
Mi domando, ma questa gente, quando avrà finito di arricchirsi a spese del terzo mondo, troverà un quarto mondo da sfruttare? E poi magari un quinto? E fino a quando?
Ma il bello è che chi ha acquistato il biglietto era convinto di volare su un aereo di Alitalia, con personale di Alitalia. Il volo stesso aveva il codice Alitalia, e sulla fusoliera c'era scritto Alitalia.
A me sembra un imbroglio bello e buono.
Esattamente come quello di chi fa lavorare all'estero i propri prodotti e poi li spaccia per made in Italy. Guardandosi bene, però, dall'abbassare il prezzo di vendita. Insomma, se a te quel prodotto costa di meno perché hai trovato mano d'opera a basso costo, perché me lo devi vendere allo stesso prezzo che se l'avessi fabbricato in Italia? Tu non solo hai tolto lavoro agli italiani, ma ci guadagni anche sopra.
E lasciamo perdere cosa può essere costato quel prodotto in termini di sfruttamento, magari anche di minorenni.
Mi domando, ma questa gente, quando avrà finito di arricchirsi a spese del terzo mondo, troverà un quarto mondo da sfruttare? E poi magari un quinto? E fino a quando?
domenica 13 gennaio 2013
Eh, il tempo passa. Ultimamente sono stato un po' pigro, con il mio blog. Il fatto è che mi sono stufato di parlare sempre delle stesse cose, anche se quello che sembrava un morto vivente sta prepotentemente tornando alla ribalta, anche grazie alla stupidità di chi gli offre paloscenici nei quali il suddetto si trova perfettamente a suo agio. Ci aspetta un mese di campagna elettorale tutta da vivere.
Ieri però mi ha colpito una cosa, apparentemente stupida, ma sulla quale vale forse la pena di rifettere. Dunque, ho scoperto per caso una mela che avevo dimenticato di avere. Si era mimetizzata fingendosi una cipolla dentro un contenitore in dispensa. Quella mela l'avevo acquistata circa due mesi fa e mi ero dimenticato della sua esistenza (o forse lei aveva pensato bene di prolungare la sua esistenza occultandosi in quel modo).
Orbene, ancorché un po' molliccia, non dimostrava la minima traccia di usura del tempo. Per dirla tutta, non era andata a male. L'ho mangiata e sapeva ancora di mela, anche se con uno strano retrogusto un po' amarognolo.
Be', ho pensato, ma che cavolo ci mettono nelle mele per farle durare così a lungo, il viagra? Insomma, che accidenti arriva sulle nostre tavole? E lo faranno solo con le mele, o anche con altri prodotti? Più probabile la seconda.
Ma poi mi sono detto: caro Maurizio, sei un coglione. Fumi come un turco e ti preoccupi di qualche conservante alimentare?
Prendo atto dell'incoerenza, ma quella mela mi ha sollevato dubbi esistenziali.
Ieri però mi ha colpito una cosa, apparentemente stupida, ma sulla quale vale forse la pena di rifettere. Dunque, ho scoperto per caso una mela che avevo dimenticato di avere. Si era mimetizzata fingendosi una cipolla dentro un contenitore in dispensa. Quella mela l'avevo acquistata circa due mesi fa e mi ero dimenticato della sua esistenza (o forse lei aveva pensato bene di prolungare la sua esistenza occultandosi in quel modo).
Orbene, ancorché un po' molliccia, non dimostrava la minima traccia di usura del tempo. Per dirla tutta, non era andata a male. L'ho mangiata e sapeva ancora di mela, anche se con uno strano retrogusto un po' amarognolo.
Be', ho pensato, ma che cavolo ci mettono nelle mele per farle durare così a lungo, il viagra? Insomma, che accidenti arriva sulle nostre tavole? E lo faranno solo con le mele, o anche con altri prodotti? Più probabile la seconda.
Ma poi mi sono detto: caro Maurizio, sei un coglione. Fumi come un turco e ti preoccupi di qualche conservante alimentare?
Prendo atto dell'incoerenza, ma quella mela mi ha sollevato dubbi esistenziali.
lunedì 24 dicembre 2012
Nei sette anni di vita di questo blog ho augurato Buon Natale nei modi più diversi, quasi sempre improntati all'ironia. Comunque sia espressa, è un'abitudine radicata alla quale è difficile sottrarsi. In tutti coloro che abitano nelle parti cattoliche del mondo nasce con le letterine a Babbo Natale nascoste sotto il piatto, dunque quando non si è ancora nell'età della ragione. E dopo vengono tutti i luoghi comuni.
Pare che a Natale si stabilisca una sorta di tregua con il buon senso. Se fino al giorno prima sei incazzato nero perché ti sei dovuto svenare per pagare l'IMU o la rata dell'assicurazione, o perché hai un lavoro che non ha futuro, o aspetti inutilmente la pensione che ti sei meritato, tutto a un tratto sei costretto a mettere da parte ogni risentimento e a vivere per qualche giorno in un limbo zuccheroso fatto di abeti addobbati, presepi tirati fuori dalla cantina, partite a tombola, pandori, torroni e panettoni, buoni sentimenti e scambi di visite fra parenti.
OK, sarà giusto così. Ogni tanto c'è bisogno di volersi bene. Ma l'ideale sarebbe farlo sempre, e non solo quando non se ne può fare a meno. Magari consumando e sprecando un po' di meno.
Perciò quest'anno voglio essere cattivo. Almeno qui, in questo spazio tutto mio, dove le regole le detto io.
Buon Natale... un par di palle!
Pare che a Natale si stabilisca una sorta di tregua con il buon senso. Se fino al giorno prima sei incazzato nero perché ti sei dovuto svenare per pagare l'IMU o la rata dell'assicurazione, o perché hai un lavoro che non ha futuro, o aspetti inutilmente la pensione che ti sei meritato, tutto a un tratto sei costretto a mettere da parte ogni risentimento e a vivere per qualche giorno in un limbo zuccheroso fatto di abeti addobbati, presepi tirati fuori dalla cantina, partite a tombola, pandori, torroni e panettoni, buoni sentimenti e scambi di visite fra parenti.
OK, sarà giusto così. Ogni tanto c'è bisogno di volersi bene. Ma l'ideale sarebbe farlo sempre, e non solo quando non se ne può fare a meno. Magari consumando e sprecando un po' di meno.
Perciò quest'anno voglio essere cattivo. Almeno qui, in questo spazio tutto mio, dove le regole le detto io.
Buon Natale... un par di palle!
martedì 18 dicembre 2012
Pare che la fine del mondo non ci sarà. Lo dice la NASA. Meglio così, mi dispiaceva perdermi le prossime elezioni politiche.
Comunque ho scoperto che esiste un sito italiano dedicato all'evento (o supposto tale): http://www.2012finedelmondo.eu/
Un bel sito pieno di notizie, pro e contro, dal quale si apprendono cose interessanti. Per esempio che in Francia esiste un paesino chiamato Bugarach che pare sia immune da castrofi o distruzioni perché è sede di una base aliena e gli alieni, si sa, mica sono scemi. Si trova dalle parti della famosa Rennes-Le-Chateau (o come diavolo si chiama) e ci abitano poche centinaia di persone, ma da mesi è stato preso d'assalto da gente che volevo comprarsi casa per salvarsi le chiappe. E pare che già a migliaia stiano dirigendosi lì, anche se non hanno una casa, per trovarsi al riparo il 21 dicembre. E in paese stanno facendo affari d'oro.
Intanto c'è chi si è fatto costruire dei rifugi bunker sotto casa perché non si sa mai, sempre meglio essere previdenti. Anche se non si capisce bene che cacchio ci vai a fare in un rifugio se quando esci la Terra non c'è più.
Non mi meraviglierei che la sera del 20 una folla di fedeli si radunasse a Piazza San Pietro per pregare il buon Dio che ci risparmi. O forse, chissà, ci penserà Papa Ratzinger, a rassicurare tutti via Twitter.
Comunque ho scoperto che esiste un sito italiano dedicato all'evento (o supposto tale): http://www.2012finedelmondo.eu/
Un bel sito pieno di notizie, pro e contro, dal quale si apprendono cose interessanti. Per esempio che in Francia esiste un paesino chiamato Bugarach che pare sia immune da castrofi o distruzioni perché è sede di una base aliena e gli alieni, si sa, mica sono scemi. Si trova dalle parti della famosa Rennes-Le-Chateau (o come diavolo si chiama) e ci abitano poche centinaia di persone, ma da mesi è stato preso d'assalto da gente che volevo comprarsi casa per salvarsi le chiappe. E pare che già a migliaia stiano dirigendosi lì, anche se non hanno una casa, per trovarsi al riparo il 21 dicembre. E in paese stanno facendo affari d'oro.
Intanto c'è chi si è fatto costruire dei rifugi bunker sotto casa perché non si sa mai, sempre meglio essere previdenti. Anche se non si capisce bene che cacchio ci vai a fare in un rifugio se quando esci la Terra non c'è più.
Non mi meraviglierei che la sera del 20 una folla di fedeli si radunasse a Piazza San Pietro per pregare il buon Dio che ci risparmi. O forse, chissà, ci penserà Papa Ratzinger, a rassicurare tutti via Twitter.
domenica 9 dicembre 2012
Il ritorno della mummia.
Così titola il quotidiano francese Liberation. Effettivamente in quest'uomo c'è qualcosa di insano, di innaturale, di malato. E' un personaggio che sarebbe piaciuto a Dick, creatore di cattivi assoluti. Che però hanno almeno il fascino dell'angelo caduto, quella grandezza titanica che ne fa degi eroi, negativi, ma pur sempre eroi. Penso a Palmer Eldritch, l'uomo segnato da tre stimmate che dispensa paradisi artificiali e gioca con le vite degli uomini, oppure a Felix Buckman, tormentato da un rapporto incestuoso ma che ha tanto bisogno d'amore, o ancora a Stanton Brose, che sopravvive grazie a continui trapianti requisendo tutti gli organi artificiali.
No, quest'uomo, quest'uomo piccolo non solo dal punto di vista della statura, è un cattivo da videogioco, un costrutto che sembra assemblato in laboratorio e che comincia a tradire i cattivi effetti del processo entropico. Fra un po' comincerà a ronzare sinistramente e a emettere fumo.
Eppure c'è ancora chi crede in lui, chi ha accettato la sua ignobile scelta di staccare la spina al governo Monti, chi lo vede ancora come il salvatore della patria. Mentre invece è uno che pensa solo a se stesso, ai propri meschini interessi, e il fatto che lo faccia in maniera così palese, così sfacciata, significa che si sente ancora invincibile.
E' ancora un pericolo: per favore, qualcuno stacchi la spina a lui!
Così titola il quotidiano francese Liberation. Effettivamente in quest'uomo c'è qualcosa di insano, di innaturale, di malato. E' un personaggio che sarebbe piaciuto a Dick, creatore di cattivi assoluti. Che però hanno almeno il fascino dell'angelo caduto, quella grandezza titanica che ne fa degi eroi, negativi, ma pur sempre eroi. Penso a Palmer Eldritch, l'uomo segnato da tre stimmate che dispensa paradisi artificiali e gioca con le vite degli uomini, oppure a Felix Buckman, tormentato da un rapporto incestuoso ma che ha tanto bisogno d'amore, o ancora a Stanton Brose, che sopravvive grazie a continui trapianti requisendo tutti gli organi artificiali.
No, quest'uomo, quest'uomo piccolo non solo dal punto di vista della statura, è un cattivo da videogioco, un costrutto che sembra assemblato in laboratorio e che comincia a tradire i cattivi effetti del processo entropico. Fra un po' comincerà a ronzare sinistramente e a emettere fumo.
Eppure c'è ancora chi crede in lui, chi ha accettato la sua ignobile scelta di staccare la spina al governo Monti, chi lo vede ancora come il salvatore della patria. Mentre invece è uno che pensa solo a se stesso, ai propri meschini interessi, e il fatto che lo faccia in maniera così palese, così sfacciata, significa che si sente ancora invincibile.
E' ancora un pericolo: per favore, qualcuno stacchi la spina a lui!
venerdì 30 novembre 2012
Ne ho sentite tante di fesserie sulle sigarette e sul fumo, ma questa le supera tutte. In Australia da domani non sarà più permesso vendere pacchetti di sigarette con il marchio del produttore. I pacchetti saranno tutti uguali, tutti color verde schifezza (verde moccio, si potrebbe dire parafrasando James Joyce), senza alcun elemento che consenta di individuare chi lo ha prodotto, che tipo di sigarette ci sono e via dicendo. Scegli a cazzo di cane e non sai quello che prendi. In compenso, tutti avranno ancora quelle stupidissime scritte che dicono che il fumo fa tanto male. Magari con immagini splatter come già si trovano su quelle che vendono a Taiwan. Voi non le avete mai viste, io sì, e vi posso assicurare che non mi fanno né caldo né freddo. Non le guardo, anzi non ci faccio nemmeno caso.
Grazie al piffero, tutti i fumatori lo sanno che il fumo fa male, mica c'abbiamo l'anello al naso. Ma perché io, povero australiano, non devo sapere che cavolo di sigarette andrò a comprare? Non solo di che marca, ma anche se più o meno leggera, con più o meno nicotina, con più o meno catrame, con più o meno schifezze con le quali io, e solo io, decido di farmi male. Come tutti ben sanno, ognuno si affeziona a un certo tipo di sigaretta e la riconosce da quello che c'è scritto sul pacchetto, o dal suo colore. Lo dici al tabaccaio e quello ti accontenta. Fine del gioco. Da domani non più, nel paese dei canguri.
Be', scusate, allora è più semplice e più onesto eliminare del tutto le sigarette. Non si vendono più, punto e basta. Fumatori andate a farvi fottere, lo facciamo per il vostro bene. A quel punto bisognerà rassegnarsi e magari ci guadagneremo tutti, o impareremo a coltivarci il tabacco in giardino. Un po' meno ci guadagneranno le multinazionali del tabacco, ovviamente, ma quelle possono anche schiattare no? Sono brutte e cattive, invece le altre multinazionali sono belle e buone. E molte possono anche avvelenarci producendo porcherie sulla pelle degli sfruttati del terzo mondo. O forse qualcuno non se la sente di toccarle? E già, è gente potente, sempre meglio prendere via traverse e coprirsi di ridicolo con provvedimenti da operetta.
Ma per favore, che la finiscano di prenderci per il sedere. Se proprio si deve fare, la guerra al fumo va fatta per bene, non con questi ridicoli e contorti espedienti. Ma chi sono questi dilettanti che s'inventano certe amenità? Hanno mai fumato? Lo sanno che significa fumare? Conoscono la psicologia dei fumatori? A me sembra di no.
Non gli basta averci relegati al ruolo di appestati?
E mo' mi vado a fumare una bella sigaretta, eccheccazzo!
Grazie al piffero, tutti i fumatori lo sanno che il fumo fa male, mica c'abbiamo l'anello al naso. Ma perché io, povero australiano, non devo sapere che cavolo di sigarette andrò a comprare? Non solo di che marca, ma anche se più o meno leggera, con più o meno nicotina, con più o meno catrame, con più o meno schifezze con le quali io, e solo io, decido di farmi male. Come tutti ben sanno, ognuno si affeziona a un certo tipo di sigaretta e la riconosce da quello che c'è scritto sul pacchetto, o dal suo colore. Lo dici al tabaccaio e quello ti accontenta. Fine del gioco. Da domani non più, nel paese dei canguri.
Be', scusate, allora è più semplice e più onesto eliminare del tutto le sigarette. Non si vendono più, punto e basta. Fumatori andate a farvi fottere, lo facciamo per il vostro bene. A quel punto bisognerà rassegnarsi e magari ci guadagneremo tutti, o impareremo a coltivarci il tabacco in giardino. Un po' meno ci guadagneranno le multinazionali del tabacco, ovviamente, ma quelle possono anche schiattare no? Sono brutte e cattive, invece le altre multinazionali sono belle e buone. E molte possono anche avvelenarci producendo porcherie sulla pelle degli sfruttati del terzo mondo. O forse qualcuno non se la sente di toccarle? E già, è gente potente, sempre meglio prendere via traverse e coprirsi di ridicolo con provvedimenti da operetta.
Ma per favore, che la finiscano di prenderci per il sedere. Se proprio si deve fare, la guerra al fumo va fatta per bene, non con questi ridicoli e contorti espedienti. Ma chi sono questi dilettanti che s'inventano certe amenità? Hanno mai fumato? Lo sanno che significa fumare? Conoscono la psicologia dei fumatori? A me sembra di no.
Non gli basta averci relegati al ruolo di appestati?
E mo' mi vado a fumare una bella sigaretta, eccheccazzo!
Iscriviti a:
Post (Atom)